L’espressione “carburante sintetico” fa pensare a qualcosa di inquietante, perfino pericoloso. In realtà, potrebbe essere il futuro delle nostre auto, anche se non proprio un futuro immediato. Un carburante sintetico è infatti un carburante prodotto in laboratorio, senza l’uso di petrolio, compatibile con i motori attuali.
Com’è fatto di preciso? Possiamo aspettarci di vederlo in commercio nei prossimi anni?
Di cosa sono fatti i carburanti sintetici?
Ci sono diverse realtà che stanno lavorando alla creazione di carburanti sintetici, tra le quali Bosch e il Gruppo Volkswagen. Le lavorazioni sono diverse, ma il principio è sempre lo stesso: usare fonti rinnovabili per produrre un carburante simile a gasolio e benzina, che possa sostituirli nei motori attuali.
La benzina si produce distillando il greggio, una materia prima finita e che si ottiene comunque a un certo prezzo ambientale. I carburanti sintetici, invece, si producono combinando atomi di idrogeno e di carbonio. L’idrogeno lo si ottiene a partire dall’acqua; il carbonio lo si ricava dall’aria o dalle emissioni dei processi industriali. Il risultato è una sorta di benzina prodotta in laboratorio o, modificando le proporzioni degli ingredienti, un gasolio al 100% sintetico.
Pur essendo in tutto e per tutto simili ai derivati del greggio, i carburanti sintetici sono ricavati da fonti rinnovabili. Questo sarebbe già di per sé un punto a loro favore, dato che le riserve di petrolio sono destinate a finire, presto o tardi. In più, i produttori promettono il 20% in meno di emissioni. Allora perché non siamo ancora passati ai carburanti sintetici?
Qual è la differenza con i carburanti biologici?
In primo luogo, bisogna fare una distinzione tra carburanti sintetici e carburanti biologici. Abbiamo già parlato del biodiesel, ovvero il gasolio ottenuto a partire soprattutto dagli oli vegetali. Pur essendo completamente naturale, presenta più di una criticità. Lo stesso vale per il bioetanolo, che alcuni vorrebbero usare al posto della benzina, e per il metano.
Tutti questi carburanti vengono ottenuti a partire da scarti vegetali, fatti fermentare o trasformati in olio. Le tre lavorazioni sono molto diverse, così come i prodotti ottenuti, ma il principio di base è simile. Proprio per questa ragione, hanno tutti e tre lo stesso problema: richiedono grandi quantità di prodotti vegetali, non sempre ottenibili solo dagli scarti dell’industria alimentare.
I carburanti sintetici non vengono prodotti né da piante né da grassi animali, quindi non hanno questo problema. Sono frutto della sintetizzazione, appunto, di idrogeno e carbonio in un liquido o in un gas. Inoltre, dovrebbero essere utilizzabili anche con le normali auto a benzina o diesel.
Hanno “solo” un grosso problema: l’efficienza del sistema di produzione.
Sono una scelta realistica, per il momento?
Secondo il Gruppo Volkswagen, una delle realtà che ha investito e sta investendo nei carburanti sintetici, il loro utilizzo su larga scala non è ancora possibile. Per il momento, solo produrre un litro di carburante sintetico richiede un lavoro enorme e costa circa 1,4 euro, cui si dovrebbero sommare gli altri costi e le accise. Insomma, i presunti carburanti del futuro costerebbero più del doppio dei carburanti attuali.
Il risparmio in termini di emissioni non varrebbe i costi di produzione, non per l’alimentazione delle automobili. Oggi soluzioni come il GPL o l’ibrido sono più comode e meno inquinanti, anche se le cose potrebbero cambiare in futuro. Usare carburanti di buona qualità rimane, almeno per il momento, la soluzione migliore.
Piuttosto che per le auto, Volkswagen propone i carburanti sintetici per i veicoli di grandi dimensioni, per i quali è ancora difficile trovare alimentazioni alternative soddisfacenti. Non sappiamo se l’idea avrà un seguito: lo vedremo nei prossimi anni. In ogni caso, è chiaro che la ricerca di carburanti alternativi e non inquinanti è ancora in corso.