Abbiamo parlato di motori diesel più di una volta e per un’ottima ragione: ogni giorno che passa, il loro futuro appare sempre più incerto. Tra scoperte sconvolgenti, blocchi in tutta Europa, possibili acquirenti troppo scettici per osare l’acquisto, sembrano proprio aver preso il viale del tramonto. Sarà davvero così? Stiamo davvero assistendo alla fine dei motori diesel e, magari, anche dei benzina?
Come sta procedendo il blocco delle auto diesel in Italia
Dopo lo scandalo dieselgate, abbiamo assistito a un progressivo blocco delle auto diesel più vecchie, in Italia e in Europa. L’obiettivo è arrivare al 2030 eliminando anche i diesel Euro 6-Temp, che sono quelli più nuovi al momento. Ciò si traduce in una serie di norme che si applicano in particolare alle grandi città.
Per il momento, il blocco della auto diesel in Italia riguarda soprattutto le Euro 3 e le auto di categoria inferiore. A seconda della regione e del comune, il blocco si può limitare a determinate zone della città o interessare l’intera area urbana. Le regioni nelle quali il blocco è più severo sono:
- Lombardia;
- Veneto;
- Emilia Romagna;
Non è un caso che siano anche le regioni con i livelli più alti di PM10 e NOx, le principali emissioni nocive prodotte dai diesel. In queste zone d’Italia, c’è un blocco permanente nei giorni feriali, dalle ore 7.30 alle 19.30.
A partire da ottobre 2019, alcuni comuni hanno preso i mira anche le auto Euro 4 diesel senza FAP e hanno cominciato a limitarne la circolazione. Entro il 2022, si prevede che le limitazioni riguarderanno le auto Euro 4 diesel in toto. Per il momento, però, i blocchi interessano in prevalenza le grandi città e si attivano soprattutto in inverno, quando la qualità dell’aria subisce un crollo.
La risposta del mercato
La situazione non è facile per le case automobilistiche: a partire dal 2015, l’Unione Europea ha rilasciato un piano per imporre norme sempre più rigide in materia di emissioni. L’obiettivo ultimo è ottenere auto che producano quantità minime o nulle di particolato. Questo ha portato a pesanti limitazioni per i diesel, cui le case automobilistiche hanno risposto in modi anche estremi.
Conviene comprare un’auto diesel? Come abbiamo già visto, non c’è una risposta facile o unica. Quello che sappiamo per certo è che nel 2017 c’è stato un aumento del 3,8% delle vendite dei diesel, cui è seguito un crollo costante e inevitabile. Quell’anno, infatti, i grandi marchi hanno applicato agevolazioni notevoli per l’acquisto dei diesel. Dopodiché, il nulla. Colpa di chi compra? Non necessariamente.
Case come Toyota hanno deciso di non aspettare i divieti dell’Europa, sospendendo subito la produzione e vendita di auto con motori diesel. Probabilmente, hanno valutato l’impatto dei blocchi presenti e futuri sulle possibili vendite: date le politiche europee, il diesel è percepito come un investimento poco sicuro. Altre case come Mercedes, più ottimiste, hanno preferito non abbandonare il diesel in toto.
Cosa ci aspetta nel 2030?
Futuro dei motori diesel è quindi l’oblio? Le opinioni in merito sono discordanti, anche se molti sono dell’idea che il diesel sarà morto o morente entro il 2030. In effetti, paiono avere tutte le ragione per portare avanti un’idea del genere. Eppure, non è ancora detta l’ultima parola.
Ci sono relativamente poche case automobilistiche che continuano a puntare sui diesel, ma queste poche stanno ottenendo miglioramenti. I diesel di oggi sono sempre più efficienti e, soprattutto, producono sempre meno emissioni. Ciò potrebbe allungarne la vita ben oltre i 10 anni previsti dai più; secondo Klaus Froelich, Chief Technical Officer di BMW, i motori diesel hanno almeno altri 20 anni di vita.
Non sappiamo se sarà davvero così: il futuro è per definizione incerto. Aspettiamo e vediamo.