Si parla tanto di auto a benzina ibride, perfino di auto diesel ibride, ma quasi mai di auto a GPL elettriche. La ragione è abbastanza semplice: le auto a GPL sono già di per sé auto con una doppia alimentazione, quasi sempre benzina e gas. Un’auto ibrida a GPL dovrebbe quindi essere a tripla alimentazione, non solo doppia: benzina, gas ed elettrico.
Un po’ troppo, forse. O forse no.
Benché se ne parli ancora poco, le auto a GPL elettriche esistono e fanno risparmiare moltissimo carburante. È anche vero che hanno ancora qualche difetto.
Come funzionano le auto trifuel
La prima auto trifuel fu un modello Volvo risalente al lontano 2008, quindi la tripla alimentazione non è proprio una novità assoluta. La Volvo V50 era però un’auto che andava a GPL, benzina e bio-etanolo, non ad elettricità. I primi discorsi seri sulle ibride a GPL sono invece abbastanza recenti.
Tra il 2017 e il 2018, sia Toyota sia Suzuki hanno lanciato le versioni a GPL delle loro auto ibride. Nel caso di Toyota, il suo sistema a tripla alimentazione è stato usato perfino per i taxi di Tokyo. Suzuki, invece, ha inserito la possibilità di far montare un impianto a GPL anche su alcuni modelli ibridi.
All’interno del motore, c’è un alternatore reversibile che trasforma l’energia meccanica in energia elettrica, dotato di una triplice funzione:
- fornire parte dell’energia elettrica durante la marcia, così da ridurre i consumi;
- recuperare energia durante l’avvio dell’auto;
- recuperare energia durante le fasi non di carico del propulsore.
Fin qui, non ci sono grosse differenze rispetto a un normale motore ibrido a benzina. Nelle trifuel, però, il motore termico è alimentato anche a gas. Di conseguenza, usi la benzina per avviare l’auto e il GPL durante la marcia, supportando il tutto con l’energia elettrica accumulata all’avvio e in frenata.
Quali obblighi hanno le auto a GPL ibride?
Le auto ibride sulle quali si installa un impianto a GPL hanno gli stessi obblighi delle altre auto a GPL. La precisazione è messa nero su bianco nella Circolare della Motorizzazione 27253 del 2013, redatta a seguito delle sempre maggiori domande sul tema.
Se decidi di far installare un impianto a GPL sulla tua ibrida, quindi, devi farlo collaudare in Motorizzazione. Ogni 10 anni, dovrai anche far cambiare la bombola del GPL e sottoporre quella nuova a collaudo. Le modalità di queste operazioni rimangono sempre le stesse.
Anche gli obblighi sono gli stessi: puoi parcheggiare al coperto, ma non oltre il primo piano interrato. Per fare il pieno di gas, ti devi rivolgere a un impianto servito come quelli di Vargas, dato che per il momento il GPL self-service è ancora un problema.
Trasformare un’ibrida a gas conviene?
Il costo di un impianto a GPL su un’auto a benzina è variabile: dipende da quanto è vecchia l’auto, dal tipo di impianto, dal costo della manodopera. Se installi un impianto a GPL su un’ibrida, preparati a spendere perfino qualcosa in più, dato che parliamo di tecnologie più complesse.
Far installare dal produttore un impianto GPL su un’auto ibrida Suzuki costa minimo 1.600 euro. Inoltre, le ibride tendono a costare di più rispetto alle comuni auto a benzina, il che fa lievitare ulteriormente il prezzo delle auto trifuel. Siamo sicuri che convenga davvero?
Come in altri casi, dipende dall’uso che farai dell’auto. Se ti serve un’auto per muoverti solo in città, difficilmente riuscirai ad ammortizzare il costo di un’auto a GPL elettrica. Se invece percorri migliaia di chilometri ogni anno, il discorso cambia.
Il sistema a tripla alimentazione ti consentirebbe di percorrere fino a 1.000 km con 30 euro di carburante, se ti muovi solo in autostrada e con una guida impeccabile. Anche in condizioni di guida meno felici, si parla di un risparmio del 50% sul carburante e del 25% sulle emissioni di CO2. Non male, se guidi molto per lavoro.