Quando si parla di prezzi della benzina (e di rialzi, soprattutto), si immaginano chissà quali incredibili margini per i gestori. Nella mente di chi acquista il carburante, una buona fetta di quei soldi finisce dritta nelle tasche di chi li vende. La realtà è più complessa di così.
Benché i margini ci siano (a che pro mandare avanti un’impresa, altrimenti), sono più ridotti di quanto non si creda. Vediamo quindi che cosa contribuisce al prezzo dei carburanti e quali sono davvero i margini per i gestori.
Quanto costa passare dal greggio alla benzina
Il petrolio greggio è la materia prima di quasi tutti i carburanti che usiamo oggi. È normale che il suo prezzo influenzi il prezzo finale di benzina e gasolio. Eppure, spesso le oscillazioni del costo del petrolio sono più marcate di quelle del costo del carburante. Questo perché non considerano altri fattori, quali il trasporto e la lavorazione dello stesso.
Appena estratto dal giacimento, un litro di petrolio costa 20 centesimi di euro: niente, se li confrontiamo all’1,7 euro e passa che costa un litro di benzina oggi. Il petrolio estratto va però trasportato fino alla raffineria e lavorato, affinché diventi utilizzabile come benzina o gasolio. Il trasporto costa circa 6 centesimi per litro, ma può variare in base al periodo e alle quantità trasportate.
Il nostro litro, che ormai costa circa 26 centesimi, arriva alla raffineria. Come visto nell’articolo sulla differenza chimica tra gasolio e benzina, durante la produzione parte della materia prima va persa. Si cerca di recuperare il possibile, ma comunque bisogna calcolare almeno 5/6 centesimi per litro.
Infine, bisogna calcolare il trasporto del carburante pronto, che ammonta a circa 4 centesimi per litro.
A quanto ammontano le tasse sui carburanti
I passaggi visti sopra sono bastati per far raddoppiare il costo di un litro di carburante, ma siamo ancora lontani dai prezzi che vediamo alle pompe di benzina. Qui entrano in gioco altri due fattori:
- il margine della compagnia petrolifera che ha fisicamente prodotto il carburante, che guadagna circa 3 centesimi a litro;
- le accise dello Stato.
Nel caso dell’Italia, quest’ultimo punto è quello che impatta di più sul prezzo finale del carburante. Come visto nell’articolo dedicato alle accise sui carburanti, in Italia le tasse rappresentano circa il 68% del prezzo finale del carburante.
Prendiamo come esempio il gasolio. Secondo un documento del Governo, a dicembre 2021 il prezzo industriale di un litro di gasolio si aggirava intorno ai 68 centesimi per litro. A questi andavano però sommati circa 28 centesimi di Iva e 61 centesimi di accise; da sole, le tasse ammontavano a pressapoco 90 centesimi per litro.
Quali altre spese deve affrontare un gestore
In tutto questo, il gestore ha un margine di circa 3 centesimi per litro. Se guardiamo al totale delle spese, sembrano davvero poca cosa e influenzano il prezzo finale solo relativamente. Il margine sale di un paio di centesimi, se ci spostiamo dalle pompe self a quelle servite. Bisogna però ricordare che queste ultime comportano più spese.
I 3 centesimi visti sopra devono infatti coprire la manutenzione dell’impianto, lo stipendio dei dipendenti, le tasse che l’impresa stessa deve pagare.
Da qui facciamoci una domanda: quanto ci possiamo fidare, quando vediamo prezzi sospettosamente bassi rispetto a quelli degli altri gestori? Può darsi che siano più bravi nella gestione dei soldi, oppure che stiano tagliando le spese inutili.
Purtroppo, a volte i tagli sono fatti sulla qualità del carburante: la benzina è filtrata meno, il gasolio ha un po’ di biodiesel in più… Altre volte, si risparmia sulla manutenzione, e allora capita che rimangano sporco e acqua nei carburanti.
Risparmiare è un desiderio legittimo, ma va fatto usando la testa e rivolgendosi alle persone giuste. Noi di Vargas ti proponiamo carburanti di buona qualità a prezzi onesti, senza tagliare su quello che conta davvero.