Come si Produce GPL
La sigla GPL sta per “gas di petrolio liquefatti” e indica un combustibile versatile e con un’ottima resa sia energetica sia calorifica. Lo si usa soprattutto per il riscaldamento, ma sta prendendo piede anche come carburante per automobili di nuova generazione.
Sommario
Il successo del GPL è dovuto in buona parte al suo basso impatto ambientale. Non inquina né il suolo né le falde acquifere e contiene ridotte quantità di zolfo. Durante la combustione, altri carburanti rilasciano residui microscopici che inquinano l’atmosfera. Il GPL, invece, contiene poco zolfo e si consuma interamente nel processo. Di conseguenza, è gran lunga migliore per la qualità dell’aria.
Rimane una domanda: da dove viene il GPL?
[sta_anchor id=”produzionegpl”]La produzione del GPL[/sta_anchor]
Il GPL è legato al petrolio greggio e al gas naturale, eppure ha una composizione molto diversa da questi due. Contiene in buona parte butano e propano, tanto che spesso viene definito anche “gas propano liquido”. Grazie a questa particolare struttura chimico-fisica, ha tutti i vantaggi dei combustibili da cui deriva senza inquinare quanto loro. La sua stessa produzione è un capolavoro di ottimizzazione.
Il GPL si può ottenere in due modi: dall’estrazione di gas naturale e durante la raffinazione del petrolio. Si tratta quindi di un sottoprodotto del petrolio, che fino agli anni ‘60 veniva in buona parte distrutto durante il processo di estrazione del greggio.
Oggi, invece, lo si raccoglie in questi modi.
- Gas naturale ed estrazione del petrolio. Durante l’estrazione di questi due tipi di combustibili, dal terreno esce anche una miscela di gas e liquidi. Un tempo si usavano ventilazione e combustione per eliminarla, sprecando anche il 5% di GPL che contiene. Oggi, invece, si approfitta del peso maggiore del GPL per separarlo dagli altri gas e raccoglierlo.
- Raffinazione del petrolio greggio. Il petrolio appena estratto non è subito utilizzabile e va raffinato lungo diverse fasi. Tra queste ci sono anche la distillazione atmosferica, il reforming e il cracking. Durante tutti questi passaggi, si estraggono una serie di gas dal greggio per stabilizzarlo. Tra questi ci sono anche quelli che compongono il GPL.
In teoria, sarebbe possibile convertire in GPL circa il 40% di un barile di greggio. Nei fatti, si raffina in GPL circa il 3% del greggio. Il combustibile è uno dei primi sottoprodotti che si ottengono durante l’estrazione di gasolio, cherosene, benzina e altri combustibili pesanti.
[sta_anchor id=”annigpl”]Quanti anni ha il GPL?[/sta_anchor]
Il GPL è un carburante molto più recente rispetto al petrolio e al gas naturale. Il primo a osservarne la formazione fu il dottor Walter Snelling nel 1911, anche se non ne comprese le potenzialità. Il deposito della benzina era infatti reso difficoltoso da un problema: la benzina evaporava in breve tempo. Snelling si rese conto che era colpa del propano e del butano contenuti nella benzina. Inventò quindi un modo per rimuovere questi gas, così da evitare il processo. Ovviamente questo comportava la distruzione del GPL.
Solo nel 1920 ci fu una prima produzione commerciale del GPL, mentre per il primo scambio regionale si dovette aspettare il 1950. Il GPL rimase comunque un combustibile di consumo marginale fino agli anni ‘60. In questo periodo ci fu infatti la costruzione di nuove raffinerie e si assistette a un progressivo abbandono del carbone. Questo determinò il successo del nuovo combustibile.
Nel 1950 le vendite di GPL in Europa si aggiravano attorno alle 300.000 tonnellate. Nel 1960 arrivarono a 3 milioni di tonnellate e nel 1970 raggiunsero gli 11 milioni di tonnellate. Un altro punto di svolta fu la crisi petrolifera del 1973, che spinse i grandi produttori di petrolio a ottimizzare il processo di estrazione del petrolio.
Oggi solo in Italia si distribuiscono ben 3.358.000 tonnellate di GPL all’anno, usate sia per la combustione sia per l’autotrazione. In circolazione ci sono circa 2.309.020 veicoli a GPL, di cui 129.042 immatricolate nel 2017: il 27% in più rispetto al 2016.
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